Grazie a www.onstageweb.com per questo articolo che chiarisce molte cose:
http://www.onstageweb.com/speciali/concerti-sold-out-organizzatori/
Capita di leggere comunicati o articoli che parlano di concerti sold-out. Eppure, spesso, il colpo d’occhio e i numeri poi forniti dagli organizzatori sembrano mostrare una realtà diversa. Cerchiamo di capire perché.
Il significato di sold out è molto semplice: un’espressione inglese con cui s’intende un evento per cui sono stati venduti tutti i biglietti d’ingresso disponibili.Ma allora perché – come spesso si chiedono i nostri lettori commentando le recensioni dei concerti a cui hanno partecipato – succede spesso di notare spazi vuoti o seggiolini liberi anche nelle location che si annunciano tutte esaurite per uno show, che siano palazzetti o stadi? Perché i concerti sold out hanno il parterre pieno a metà oppure con parte delle tribune chiuse? Promoter, uffici stampa e artisti stessi ci hanno mentito? No. O per lo meno, non sempre. Sicurezza, esigenze di produzione, strategie del promoter. Sono questi i motivi che stanno alla base delle divergenze di cui sopra. Partiamo dal primo. Negli anni, le misure per tutelare il corretto e sicuro svolgimento delle manifestazioni musicali si sono fatte più rigide. Senza entrare nel merito di noiosi dettagli tecnici, questo significa che la capienza delle location è stata man mano ridotta. Per esempio il Forum di Assago, l’impianto a due passi da Milano che ospita i concerti durante la stagione indoor, è passato da 12.000 a poco più di 10.000 posti. Quei 2.000 in meno sono quelli che rendono il parterre molto “comodo” anche quando i concerti sono sold out.
Altro esempio in materia di sicurezza è Campovolo, l’aeroporto di Reggio Emilia in cui Ligabue si è esibito due volte. Nel 2005 – record europeo per biglietti venduti in un concerto da un singolo artista – sono stati staccati 165.264 tagliandi! Sei anni dopo, le presenze furono limitate a 117mila per motivi di sicurezza.
Per affrontare il tema delle esigenze di produzione, prendiamo due eventi molto lontani tra loro, ma entrambi ospitati a San Siro. Una delle immagini più famose nella storia musicale dello stadio milanese è il concerto di Bob Marley del 27 giugno 1980. Si parlò di 100.000 spettatori, ed è una cifra credibile nonostante ancora non fosse stato costruito il terzo anello. Il palco fu posto sotto una delle due curve, lasciando quindi libero il prato per quasi tutta la sua ampiezza orizzontale, senza contare che l’assenza dei seggiolini sulle gradinate permetteva alle persone di comprimersi come sardine (e al promoter di vendere un’infinità di biglietti). Aggiungete una normativa sulla sicurezza più flessibile ed il gioco è fatto.
Trentatrè anni dopo, il 19 giugno 2013, Jovanotti ottiene un sold out al Meazza con 50.000 persone. Tenendo chiuso il terzo anello – per consentire una migliore visibilità dello show, dicono gli organizzatori, e (aggiungiamo noi) per poter raddoppiare la data, come vedremo tra poco – con un palco gigantesco sul lato lungo dello stadio e con pedane infinite che portavano Lorenzo in mezzo al prato, Jova ha riempito tutto San Siro con la metà dei paganti di Marley. In ogni caso, la capienza dell’impianto è stata ampiamente ridotta, come dimostra il sold out ottenuto dagli U2 nel 2009: col gigantesco palco The Claw che, aperto su ogni lato e sistemato in mezzo al prato, consentiva l’utilizzo di tutte le tribune, furono 77.000 (per data) i biglietti che consentirono a Bono e soci di ottenere il tutto esaurito.
C’è poi il terzo punto, le strategie dei promoter. Com’è facile immaginare, una doppia data consente all’organizzatore di un concerto di registrare importanti economie di scala. La seconda potrà infatti ammortizzare tutti i costi – da quelli di produzione a quelli artistici, finendo con quelli di gestione – sostenuti per la prima. Ecco perché in alcuni casi, superata una certa soglia di biglietti venduti per un live, i promoter annunciano il sold out e lanciano la seconda. Vendere una buona parte dei biglietti disponibili su due date è meglio che finire tutti quelli disponibili per una sola. E con una prima tutta esaurita come spauracchio, chi ancora non si è deciso a comprare il biglietto, avrà un buon motivo per sbrigarsi ad acquistare la seconda data. Chiaramente non sempre è possibile seguire una simile strategia: ci vogliono le condizioni, ossia artisti in grado di esercitare un tale fascino sul pubblico da garantire buone vendite anche su più date. Se a tutto questo aggiungiamo i benefici in termini di comunicazione per l’artista da sold out, be’ allora il quadro è veramente completo.